Il Nautilus solca le onde.
La sua bianca pancia affonda nell’acqua; le potenti pale lo sospingono traverso le onde. Trasporta pochi passeggieri, altre volte sono stati di più. Mirella lo osserva dalla riva. A tratti resta nascosto dai canneti, mentre silenzioso scivola nella lieve corrente. Il lago di Lugano lo conosce a menadito, ma il varo lo ha vissuto lungo le rive locarnesi.
Con il suo profilo elegante è passato sotto al ponte diga ed ha sostato a Morcote, ammirato da turisti e residenti. Qualche volta, secondo le necessità di servizio, si è spinto fin nello stretto di Lavena e ha incrociato battelli di rotta e barchini di scampagnate, imponenti colleghi bardati a festa che trasportano spose felici e invitati satolli e pedalò carichi di turisti tedeschi da cui si è sentito apostrofare: “Fai piano! Rischi di infestirci, razza di fillano!”. A volte, durante l’ormeggio della notte, ha rischiato cattiverie di veri villani, ma è sempre riuscito a portare in salvo i suoi passeggieri.
Oggi si lascia ammirare perfino dalle anatre che, rispettose, si scostano al suo passaggio. Qualche bambino lo saluta dalla riva mentre altri, monelli, gli lanciano contro le levigate pietruzze del lago: i passeggeri si scostano infastiditi e si riparano dietro gli alti parapetti. I ragazzi corrono lungo la riva e si tuffano in acqua. Fanno a gara con il Nautilus, si sfidano a chi va più veloce, ma due gambette di bambino, seppur robuste, non possono nulla. Se è per questo nulla potrebbero neppure le gambe robuste di un nuotatore: le zampe palmate del cigno saranno sempre più veloci.
Il maestoso uccello naviga tranquillo con i piccoli sul dorso e si allontana dagli schiamazzi, cercando il silenzio e un posto dove insegnare ai suoi passeggieri a nuotare.
Mirella, invece, ama le risate; proprio lei che è così silenziosa, spesso assente, sente vibrare le viscere al ritmo di quel suono argentino.
“Un problema alla nascita.”
Così hanno detto i medici: “Quanto grave? Signora non sappiamo dirlo, solo crescendo si potrà valutare il danno.” Questo si è sentita dire una madre spaventata e impotente quando, un’estate di tanti anni prima, l’hanno portata a casa dall’ospedale. Filippo e Manuela hanno avuto paura che non ci fosse futuro, che tutto finisse con il punto al termine di quelle quattro parole dure come granito e sicuramente più pesanti per le orecchie che le ascoltano che per la bocca che le pronuncia: “Un problema alla nascita.”
L’estate è la stagione preferita di Mirella. Le piace stare fuori, assaporare il sole sulle gambe sottili. Peccato che l’abbronzatura sia sempre tagliata a metà dai supporti che fissano gli arti ai sostegni. Mirella ride tra sé. La tengono legata come se volesse scappare, ma lei non ha intenzione di andare da nessuna parte, almeno con il corpo. Con la mente, invece, è tutta un’altra storia. Spesso attraversa mari e montagne, vola su pianure innevate e su campi coltivati che brillano come oro al sole. A volte diventa un delfino, altre un lupo e ogni tanto perfino un millepiedi, giusto per sentire che gusto ha camminare non con due, bensì con mille minuscole appendici che scalpitano frenetiche.
È come una tartaruga, questa piccola anima chiusa in un corpo troppo sgraziato per apparire degno di far parte della perfezione del mondo e al contempo troppo delicato per la bruttezza del pregiudizio. La vita di Mirella accade sempre d’estate: è nata con il caldo e i momenti più felici li ha passati con i nonni al mare. Loro non capivano, ma neppure giudicavano e avevano il tempo di tenerle la mano, mentre mamma e papà tornavano in città a lavorare. D’estate è diventata orfana e d’estate è stata affidata alla casa per anziani in riva al lago. Eh già, la donna non è più una bambina, almeno nel corpo. Ha l’età per essere nonna a sua volta, ma in questa vita sarà sempre nipote e mai ava.
Mirella sorride, immaginando la vita del cigno che sparisce in lontananza. Ne conosce così intimamente i pensieri da averlo anche battezzato: Nautilus.
Una goccia di saliva sfugge dal labbro aperto e gocciola sul bavaglino.
Racconto dedicato al lago e alla diversità, pubblicato sul Corriere del Ticino del 24 agosto 2019.
Per leggere altre storie delicate e forti, provate a curiosare nella sezione “varie“.