Che Sebastiano fosse un bambino lento nessuno lo poteva negare.
Lui aveva il suo modo di fare, sempre tranquillo e un po’ tra le nuvole, curioso e garbato. A otto anni si ha tutta la vita davanti quindi perché correre, si domandava; e così se la prendeva sempre comoda. Spesso perciò a scuola ci arrivava in ritardo e si beccava la sgridata dalla maestra.
Luca? L’esatto opposto.
Mai che stesse fermo un momento, o che dimostrasse vero interesse per qualcosa. Aveva fretta lui! Mica poteva perdere tempo a guardar bene prima di attraversare la strada o pulirsi le scarpe entrando in classe. E l’insegnante, inorridita nel vedere le sue impronte infangare il pavimento immacolato dell’aula, lo cacciava di filata dalla preside e Luca ci andava ovviamente correndo.
Sebastiano e Luca così diversi tra loro non andavano affatto d’accordo, anzi i loro incontri, che fossero nei corridoi, nei bagni, oppure lungo il tragitto per arrivare a scuola, erano spesso e volentieri dei veri e propri scontri.
«E spostati, lumaca!» tuonava Luca in modo prepotente, travolgendo con la sua corsa Sebastiano, il quale finiva puntualmente a terra e mogio ed ammaccato si rialzava con l’aiuto di alcuni compagni, mentre altri lo schernivano.
Ormai pareva proprio che le cose sarebbero andate avanti così per tutto l’anno scolastico, quando la soluzione giunse inaspettata il giorno del dettato in classe.
«Tirate fuori i quaderni di scrittura, bambini. Oggi verifica di dettato!»
Fremito e malcontento generale, penne pronte, orecchie ben aperte, che maestra Giuseppina era veloce e soprattutto non ripeteva mai le cose. E la dettatura era cominciata, una storia del bravo scrittore Esopo, favola che tutti conoscevano ma che molti avevano dimenticato, dal titolo: “La lepre e la tartaruga”.
Durante l’intervallo seguito all’ora di italiano, ci fu quel giorno un gran parlottare nel gruppetto di bambini “pro Sebastiano”. Lucia, che aveva un debole per il compagno, appena suonata la campanella aveva riunito i compagni amici ed esposto con entusiasmo la sua idea: «Sono loro! Vi dico che è così: Luca è la lepre e Sebastiano la tartaruga!» mormorio di assenso. «E dai Seba, non puoi continuare a subire la prepotenza di Luca! Tu devi fare come la Lepre di “Espopo”, o come diavolo si chiama, e noi ti aiuteremo».
Detto fatto, seppur inizialmente titubante, Sebastiano si lasciò convincere. Ognuno buttò lì le proprie proposte, bizzarre e fantasiose, finché giunse il giorno ideale per realizzare il loro piano. L’avviso diceva: “Domani, causa passaggio gara ciclistica, le lezioni cominceranno alle ore 10:00. La scuola sarà aperta dalle ore 08:00. I bambini potranno entrare e restare in cortile, sotto la sorveglianza delle bidelle”. Perfetto! All’uscita di scuola quel giorno Sebastiano e compari diedero il via all’operazione “Tartaruga batte Lepre”.
«Scansati, addormentato!» tuonò come al solito Luca, urtando il compagno quando la campanella annunciò la fine delle lezioni. Sebastiano questa volta non si fece cogliere impreparato e di rimando rispose con piglio sicuro: «Credi davvero di essere tanto più veloce di me? Dimostralo, allora. Ti sfido in una gara!».
Luca, colto di sorpresa, ammutolì per qualche secondo, mentre i compari di Sebastiano attaccavano con le battute preparate per l’occasione:
«Che c’è, hai paura, Luca?»«Sarai mica tu la tartaruga, vero?»
«Se vinci sarai eletto il più veloce di tutta la scuola!»
«Se perdi però dovrai piantarla una volta per tutte di infastidire Seba, lo dovrai lasciare in pace!»
La mattina seguente, vista la chiusura al traffico delle strade e l’inizio posticipato delle lezioni, quasi tutti i bambini si recarono a scuola da soli e a piedi, e così la gara ebbe inizio.
«Preparati a mangiar polvere, lumacone!» sentenziò Luca, e al segnale di partenza urlato dai compagni schizzò via come una saetta. Per contro Sebastiano si avviò col suo solito passo tranquillo, anche perché lui ben sapeva che il percorso di due km si snodava tra incroci, salite, rotonde, tombini e biciclette della gara ciclistica.
“Che fesso Sebastiano! Se crede che mi metterò a fare un riposino, come la lepre della storia, e mi farò così sorpassare, si sbaglia di grosso!” aveva appena finito di pensare fra sé e sé Luca, quando un ritmico tamburellare attirò la sua attenzione.
Alla prima rotonda si erano piazzati in bella vista i suoi compagni Nicolò e Fabio che pareva si stessero divertendo da matti a suonar la batteria. Luca, che per le percussioni aveva una vera passione, si fermò ad ammirare lo strumento nuovo di zecca, che saltò fuori appartenere allo zio di Nicolò, il quale glielo lasciò provare molto volentieri, mentre alle sue spalle passava zitto e con fare deciso Sebastiano che gli faceva l’occhiolino.
Che barba questi ciclisti, continuavano a sfrecciare occupando tutta la corsia e così Luca era costretto a rallentare, usare i marciapiedi, attendere alle strisce pedonali per poter attraversare e addirittura aspettare il via libera del vigile all’incrocio col semaforo spento! Luca non era abituato a tanta disciplina e così si era presto stufato di quell’inutile gara. Tanto, pensava, Sebastiano era sicuramente ancora molto indietro e quindi lui poteva prendersela comoda.
Perché dunque non fermarsi quei pochi minuti necessari ad aiutare Mattia che, chissà come mai proprio quel giorno, aveva lasciato cadere nella grata del tombino le chiavi di casa e che prontamente aveva promesso a Luca una ricompensa qualora fosse riuscito ad estrarle da lì.
Lucia e Margherita erano posizionate all’inizio dell’ultima salita, con il loro banchetto di limonata fresca, e appena videro sbucare Luca si precipitarono in mezzo alla strada, giusto in tempo per impedirgli di scorgere Sebastiano che, con passo lento ma costante stava per guadagnare l’arrivo della gara.
«Limonata, limonata gratis!» cinguettarono allegre e Luca non se lo fece certo ripetere. Si fermò a bere tranquillamente, ma quando le due bambine si scostarono, l’ultimo sorso dell’aspro succo gli andò giù di traverso, facendolo tossire come un dannato. Aveva infatti visto Sebastiano che, ad un passo dal traguardo, si era voltato e gli stava rivolgendo un sorrisetto beffardo e soddisfatto.
A nulla era servito lo scatto felino e disperato di Luca. Sebastiano aveva ormai vinto e veniva portato di peso in trionfo, su e giù per il cortile della scuola, tra cori di gioia dei bambini ed incredulità dei bidelli che, allo scuro di tutto, non ci capivano più nulla.
Luca aveva imparato la lezione e Sebastiano si era preso una bella rivincita!
Racconto partecipante al concorso letterario e selezionato per pubblicazione sull’omonima antologia “Scarpetta Rosa”, Apollo Edizioni. Per altri racconti per bambini e ragazzi visita la sezione “natura“.