Papà Nutria e i tre piccoli castorini

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Papà nutria e i tre piccoli castorini
Illustrazione di Gianluigi Susinno

La vostra “raccontafavole” ogni tanto si sente un po’ bambina, anche se è cresciuta da tanti anni ormai, e ama ancora guardare i cartoni animati. Quando era piccina adorava tanto un cartone che si chiamava “Papà Castoro”. Lo conoscete? Lo trasmettono ancora? Se la risposta è sì, fatemelo sapere perché avrei proprio voglia di rivederne qualche puntata! In questo cartone c’era un simpatico e panciuto castoro che raccontava ai suoi tre pargoletti – Caline, Grignotte e Benjamin – delle fiabe bellissime.

Qualche giorno fa, passeggiando sui sentieri delle Bolle di Magadino, mi è tornato in mente questo peloso babbo e ho provato ad immaginare cosa potrebbe raccontare un papà nutria ai suoi cuccioli. La verità non la sapremo mai, perché gli animali parlano una lingua speciale, che loro capiscono benissimo, ma noi non sempre riusciamo a decifrare e così i loro discorsi ci rimangono perlopiù segreti. Io ho dato sfogo alla fantasia: chissà se le nutrie sarebbero d’accordo con me…

“Papà… Papà Nutria!” Il piccolo Cicco, corre a perdifiato, seguito a poca distanza da Grugno e Bella. Quando c’è da combinare un qualche disastro i tre fratellini sono sempre inseparabili. “Calma Ciccio, calma: da dove venite voi tre, tutti trafelati?” Papà Nutria osserva i figlioli con cipiglio severo. Bella non dà neppure il tempo a Grugno e Ciccio di aprire il muso e inizia a fare un resoconto velocissimo: “Stavamo giocando in zona Bolla Rossa, come facciamo spesso, quando sono apparsi due terrificantissimi umani. Si sono messi a strillare, sembravano dei veri mostri. Uno dei due ha urlato ‘guarda, tre castori!’ e l’altro gli ha tirato una gomitata nelle costole e gli ha detto ‘tu non capisci niente, non sono castori, sono miopotami’! E poi hanno provato ad avvicinarsi e noi siamo scappati a zampe levate e poi….”

Fosse per Bella parlerebbe per delle ore, ma Papà Nutria, che conosce fin troppo bene la sua primogenita, la ferma con un gesto dell’elegante zampa con le 4 lunghe dita. “Calmati anche tu Bella. Ora siete al sicuro, ma mi sa che sia proprio arrivato il momento che io vi racconti una storia”. “Una storia? Oh sì Papà Nutria, raccontaci una storia!” lo guarda implorante Grugno, che a dispetto del nome un po’ da duro, nasconde un cuore tenero e sognatore. Lui sì che è un vero poeta, capace di osservare per ore una margherita, prima di mangiarsela, beninteso!
“Va bene pargoletti, venite qui” E così dicendo Papà Nutria si accoccola tra le radici di un alto albero, come se fosse appoggiato allo schienale di una morbida poltrona di velluto. I piccoli gli si affollano attorno, curiosi di sapere di cosa parlerà.

“Noi siamo delle nutrie figli miei. Se vogliamo essere proprio precisi ci chiamiamo Myocastor coypus, ma tanti ci chiamano castorini, coipi, miopotami e qualcuno osa anche appellarci con il brutto nome di topi d’acqua. Niente contro i topi, per carità, ma noi siamo un’altra specie!”

Ciccio annuisce, indignato dalle parole del babbo, che continua: “i vostri bis-bis-bis-bis-bis nonni vivevano in Sudamerica. Da parte di mamma venite dal Paraguay, mentre la mia famiglia è originaria della Bolivia meridionale. Tutti i nostri parenti andavano fierissimi delle loro belle pellicce” – Bella si accarezza i peli con le zampette – “e anche l’uomo presto si accorse di come erano morbide e così iniziò una caccia spietata!” Grugno si fa piccolo piccolo e impaurito domanda a Papà Nutria: “Ma babbo, ma perchè gli umani si strappano i loro peli e poi vogliono i nostri?” Il babbo a questa domanda non sa rispondere, così lo abbraccia forte e continua a raccontare.

“Tanti nostri amici e antenati furono catturati, chiusi nelle gabbie e spediti in tutti i continenti, tranne che in Antartide e in Australia. In Europa siamo arrivati nel 1920 e alcuni di noi sono riusciti a fuggire e a creare i primi gruppi liberi in Francia, Germania e Italia. Gli umani sanno che questo non va troppo bene perché noi non facciamo parte di questa terra e la nostra convivenza con gli altri animali non è sempre facile e così cercano di impedircelo, ma cosa possiamo farci? L’unica cosa è cercare di vivere in pace e dare meno fastidio possibile”. Papà Nutria è un pacifista e non vuole avere problemi con nessuno.

Il piccolo Ciccio però vuole sapere come continua la storia, non ha tempo da perdere con strani ragionamenti filosofici… lui è un castorino molto impegnato: deve ancora mangiare la cena, giocare, scavare gallerie, nascondersi nell’erba alta… “Ma come siamo arrivati noi qui in Ticino Papà Nutria? Su racconta!” gli chiede curioso. “Calma piccolo furfante, calma. Ci stavo proprio arrivando. Allora: la bis-bis-bis-bis-bis nonna Amalia è arrivata da queste parti attorno al 1996. Un umano l’ha anche fotografata e lei si è spaventata così tanto che per un bel po’ è rimasta nascosta con tutta la sua discendenza. Infatti, fino al 2005 nessuna nutria si è più fatta vedere dall’uomo. Poi però altre famiglie sono arrivate, emigrando dalla Pianura Padana e risalendo tutto il Verbano fino alle Isole di Brissago e fino qui a casa nostra”.

“Hai ragione Papà” lo interrompe Bella “La mia amica Guenda è arrivata pochi mesi fa con i suoi quattro fratelli, proprio dall’Italia!”. Papà Nutria sorride, ma è un po’ preoccupato. Sa bene che più esemplari nuovi arrivano e più sarà difficile mantenere la pace. Gli umani hanno iniziato a studiarli più da vicino. Al vecchio zio Alfonso hanno anche messo un radiocollare e solo finché riusciranno a non creare problemi, potranno vivere tranquilli in questo angolo di mondo.

Non vuole, però, farsi capire dai suoi piccoli e così riprende a raccontare: “Hai ragione Bella, vengono proprio da sud, come tanti altri. Anche loro come noi amano le acque fresche e dolci e so che anche la tua amica Guenda adora prendersi cura della sua bella pelliccia, mentre i suoi fratelli sono proprio come i tuoi. Scavano tane e tunnel tutto il giorno. Ho saputo che il record questo mese lo ha fatto Anselmo: un tunnel di oltre 15 metri! Ma ora, miei giovani castorini, non è forse ora di cena?”

Per tutta risposta si sente un forte brontolio. Lo stomaco di Grugno dà ragione a Papà Nutria: è proprio ora di mangiare! E così le 4 nutrie iniziano a brucare le piante acquatiche e non hanno alcun problema a cercare sul fondale quelle più saporite. Riescono a stare in immersione anche 10 minuti e i robusti piedi palmati posteriori permettono loro di nuotare veloce. I forti e larghi incisivi sono perfetti per addentare i tuberi e sono di un bel colore arancione. Quando Bella sorride, sembra che in bocca le splenda un piccolo sole.

Dopo essersi rimpinzati per bene si dirigono alla tana per un pisolino. Non dormiranno tutta la notte, ma solo per un po’, infatti amano passeggiare e nuotare anche sotto la luna. Papà Nutria osserva i suoi piccoli e spera per loro in un futuro felice e sereno e soprattutto si augura che nessuno debba lasciare la propria terra per colpa e per decisioni di altri. “Pazienza, inutile pensare al passato ora. Importante è lavorare per costruire un mondo migliore” pensa prima di addormentarsi accanto ai tre testoni pelosi che già ronfano…

Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli