Yannick è nero, ma così nero da confondersi nella notte.
Quando gioca a nascondino al buio, gli basta chiudere gli occhi e non sorridere per diventare completamente invisibile. Quando sorride, però, i suoi perfetti denti bianchi rendono il suo viso così luminoso, da trasmettere allegria a tutti coloro che lo circondano.
I suoi genitori, invece, sono bianchi come il latte e hanno gli occhi azzurri come i laghetti alpini.
Yannick è anche molto alto, ma così alto da riuscire, a soli 10 anni, a svitare la lampadina del lampadario della cucina ogni volta che si brucia.
Il suo papà, invece, è abbastanza basso e ogni volta gli tocca salire sulla sedia che scricchiola sotto al peso della sua pancia cicciottella.
Yannick ha un nome strano, ma così strano che i suoi compagni di scuola ci hanno messo tanto tempo sia ad impararlo che ad accettarlo.
La sua mamma, invece ha un nome facile da ricordare e da accettare: conoscono tutti Maria in paese e quando lei e Vanni hanno deciso di adottare un bambino, ogni persona del loro quartiere si è sentita in diritto di dare la sua opinione. Alcuni felici, altri preoccupati, altri ancora increduli. Solo un bambino, Mirco, il futuro cugino del nuovo arrivato, ha detto la cosa giusta al momento giusto: “Che bello! Qualcuno in più con cui giocare!”
E così Yannick è arrivato in Ticino. Aveva già 8 anni quando è sceso dal treno mano nella mano con una mamma nuova di zecca, con i grandi occhi un po’ impauriti e una vecchia valigia rattoppata portata da un emozionato Vanni che si ritrova padre per la prima volta.
Non che l’arrivo del bambino sia stato inaspettato, ma l’emozione è stata tanta in quella bella giornata di primavera e, se pur è vero che i figli adottati sono uguali ai figli naturali con l’unica differenza che non crescono nella pancia, ma nel cuore, è anche vero che l’avventura della loro giovane famiglia era all’inizio.
I mesi passano e tra lezioni di italiano, scuola, cose da scoprire, Yannick pian piano si abitua alla nuova casa. Un pomeriggio, però, si è chiuso in camera e non ne vuole sapere di uscire. Mamma Maria, esasperata e disperata, chiama Mirco. I due ragazzi sono, infatti, diventati inseparabili fin da subito e grazie alla guida di Mirco, di un paio di anni più grande, Yannick è riuscito a superare tante difficoltà.
Il ragazzo deve quasi buttare giù la porta a calci prima di convincere il bambino ad aprirgli e una volta entrato lo trova in un mare di lacrime.
“O accidentaccio Yannick, ma cosa ti prende?”
Mirco si siede sul letto accanto al cugino e gli cinge le spalle con un braccio.
“Cosa ci faccio io qui? Non è la mia famiglia questa… io sono nero, voi bianchi; io sono alto, voi non tanto; io vengo da lontano, voi siete sempre stati qui! Sono un intruso! Non è una cosa naturale!”
Yannick tira su con il naso; gli scoccia farsi vedere in lacrime dal cugino.
Mirco ci pensa su un po’ e poi gli viene un’idea.
“Oh ma che saputello che sei! Dici che non è naturale? Allora non solo sei nero, alto e vieni da lontano, ma sei pure una zucca vuota bello mio. Adesso apri le orecchie, chiudi la bocca e ascoltami bene!”
Mirco è un po’ burbero, ma vuole un sacco di bene a quel piccolo tozzo di carbone e, da bravo naturalista in erba, si è ricordato di un animale che ha una storia simile a quella di Yannick e cosa c’è di più naturale di un animale e del suo comportamento?
Il ragazzo accende il computer sulla scrivania e fa apparire una foto di un uccello grande, nutrito da uccellini più piccoli.
“Lo vedi questo pennuto? Si chiama cucùlo mio caro cugino ed è stato adottato anche lui. Non mi sembra faccia tante storie!”
Yannick si asciuga gli occhi e si avvicina allo schermo.
In effetti questo bel pulcinotto grigio e bianco occupa tutto il piccolo nido di una coppia di uccellini che si danno da fare come matti.
Mirco è orgoglioso di poter fare un po’ il biologo e nella mezz’ora successiva fa da maestro al cugino. Gli spiega che il cucùlo, conosciuto anche come cucù – “Hai presente l’orologio con l’uccellino che tua mamma ha in salotto? Ecco, si chiama orologio a cucù perchè fa il verso di questo uccello!” – è una specie che depone le proprie uova nel nido di altri volatili così da assicurare al pulcino la giusta alimentazione. Gli racconta che il piccolo deve farsi spazio nel nido, perchè è bello grosso e che grazie ai genitori adottivi diventerà grande e forte. Gli dice che anche il cucùlo viene da lontano, addirittura dalle foreste tropicali dell’Africa, dove passa l’inverno, e che la prima migrazione la farà da solo, senza i genitori.
“Caspita, che senso dell’orientamento che ha!” Si stupisce Yannick.
“O bè cugino, mi pare che per venire qui anche tu l’aereo lo hai preso da solo!” Sorride Mirco.
Il ragazzo riprende a parlare e descrive il pennuto in lungo e in largo, nel senso letterale del termine: lungo fino a 35 cm, con un’apertura alare di massimo 60 cm e un peso fino a 160g. Poi passa a mostrargli diverse immagini sullo schermo e, picchiettando con il dito sulla foto, gli fa vedere che le piume sono azzurre sulla parte superiore del maschio, mentre nella femmina tendono al rossiccio e in tutti e due sono chiare con strisce più scure nella parte inferiore. Attira l’attenzione del cugino sulle corte zampe – “Proprio diverse dalle tue: con quelle lunghe gambe sembri più un fenicottero!” – e sulla lunga coda.
Il bambino scopre che il cucùlo vive bene in ogni ecosistema e si sa adattare.
“Un po’ come sto facendo io qui” pensa tra sé Yannick. Impara anche che i genitori adottivi non sono scelti a caso, ma con cura e attenzione da mamma cucùlo, così da garantire al piccolo il miglior futuro possibile.
I grandi occhi del bimbo diventano lucidi: “Ma allora la mia mamma di prima non mi ha abbandonato all’orfanotrofio perché era cattiva?” Chiede con un filo di speranza nella voce.
Mirco non può sapere quale sia la verità, ma di sicuro in questo momento il cugino ha bisogno di essere rincuorato: “No tontolone: ti ha lasciato lì perché sapeva che avresti trovato dei genitori buoni che ti avrebbero potuto dare molto di più di lei!”
Yannick sospira: “Però mi piacerebbe conoscerla!”
“Magari un domani potrà capitare! Anche i cucùli tutti gli inverni tornano in Africa e si ritrovano tutti insieme!” Continua Mirco “Ma per farlo devi prima crescere. Se vuoi diventare grande puoi mangiare i bruchi di farfalla come il cucù: più sono pelosi e più gli piacciono! Oppure la torta di mele bella calda che la mia zia Maria ha appena sfornato: lo senti il profumo?”
“La tua zia Maria? Vorrai dire la mia mamma Maria!” Esclama, geloso, Yannick.
“Oh ma alla fine ti sei convinto che è la tua mamma!” Mirco lo guarda e gli fa l’occhiolino.
Insieme si precipitano per le scale e Maria, alla vista del figlio e del nipote sorridenti ed affamati, non riesce a trattenere una risata: “Allora piccole pesti: è servito il profumo della torta per farvi uscire dalla mansarda?”
I due cugini si guardano e rispondono all’unisono: “No, il cucù!”
In quel momento, proprio mentre l’orologio a cucù suona le sei, papà Vanni entra in casa: “Cucù, c’è nessuno?”
Yannick e Mirco scoppiano a ridere: ma quante ne sa questo cucùlo?!
Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.