“Argh!”
L’urlo della mamma fa sobbalzare Anita. La bambina lascia cadere la matita sul libro di matematica e si precipita in cucina insieme al babbo, uscito di corsa dalla doccia.
La mamma è accasciata tremante su una sedia e indica il gran mazzo di carote gettate sul tavolo.
“Un mostro! In quelle carote vive un mostro!”
La mamma è proprio spaventata. Il babbo si avvicina alle foglie verdi e un sorriso si allarga sul suo volto. La bambina pensa che se il papà sorride, il mostro non può fare poi così paura e si avvicina per guardare meglio.
“Ma mamma: non è un mostro: è un bruco!”
“Appunto, è un mostro!”
Quando si tratta di animaletti che strisciano, saltano o svolazzano mamma Milena è irremovibile: qualsiasi cosa che abbia meno di due zampe o più di quattro è, per lei, un’assoluta, orripilante, mostruosa mostruosità.
Quella volta che papà Alfredo, vangando nell’orto, ha disturbato una famiglia di lombrichi, Milena si è chiusa nel capanno degli attrezzi e non c’è stato verso di farla uscire prima di sera.
Quando Anita le voleva mostrare una lucciola, la mamma ha ben pensato di svenire. E ancora, quando c’è stato da togliere una zecca al loro cane Balù, a Milena è venuta l’orticaria. Ed ora, per un innocuo bruco, la mamma rischia il collasso.
“Tranquilla tesoro, ce ne occupiamo noi.”
Papà Alfredo chiude delicatamente le mani a coppa sul piccolo animaletto verde, puntinato di nero e arancione, e si dirige verso il giardino.
“Vieni Anita, lasciamo libero il nostro amico lepidottero.”
“Leprodottero?”
La bambina non ha mai sentito una parola così strana.
“Non leprodottero: lepidottero. È una parola che viene dal greco. Significa ala ricoperta di squame. Si tratta delle farfalle.” Anita è orgogliosa del suo papà entomologo. Un papà che studia gli insetti per lavoro è una cosa molto rara e si sa, le cose più sono rare e più sono preziose e quindi anche il suo papà è prezioso. Purtroppo per Milena, infatti, al cuor non si comanda e il suo cuore ha iniziato a battere per un bellissimo giovane alto, abbronzato e, ahimè, entomologo.
Già, Alfredo Lepidi è proprio uno studioso di insetti e per Milena, che ne è terrorizzata, è stato un duro colpo innamorarsi di lui. Ma tant’è, tanto si disfa e tanto si fa, che i due sono felicemente sposati e hanno una bella bambina di sette anni: Anita. La convivenza non è sempre facile e Milena ha tassativamente vietato ad Alfredo di portare in casa qualsiasi cosa abbia a che fare con il suo lavoro e così libri, teche, disegni, fotografie ed esemplari sono finiti nella serra. È qui che si dirigono il babbo e Anita.
“Tesoro, questo lepidottero è ancora un bruco, ma osservalo bene perché tra 3 o 4 giorni non lo vedrai più: diventerà una crisalide e passerà tutto l’inverno a crescere dentro al bozzolo finché nel corso della prossima primavera diventerà una bellissima farfalla. Ecco guarda questo disegno.”
Anita sfoglia il grande libro e vede il disegno di una creatura meravigliosa. Ha le ali grandi e gialle, con un reticolo di striature nere, delle macchie blu e rosse e delle lunghe antenne sopra al corpo un po’ peloso.
“È bellissima papà. Una farfalla così bella non può fare paura neppure alla mamma!”
In tanti anni Alfredo non è mai riuscito a far capire alla moglie che non c’è da aver paura degli insetti, ma ora un’idea si accende negli occhi del papà.
“Hai ragione Anita! Adesso questa creatura è un bruco e anche se a me sembra proprio simpatico, capisco che alla mamma possa fare un po’ schifo e un po’ paura, ma la farfalla è così bella che anche tua madre non potrà pensare diversamente. Ho bisogno di te però. Mi aiuterai?”
Nelle settimane seguenti è tutto tranquillo in casa Lepidi e Milena inizia ad essere più serena. Siamo ormai in autunno e si avvicina la sua stagione preferita, dove non ci sono animaletti che svolazzano, strisciano o saltellano: l’inverno. Se sapesse cosa Anita e il babbo stanno combinando, non sarebbe così calma. Appeso al pruno selvatico dietro all’orto della serra, ben nascosto nella biforcazione di un ramo, c’è il piccolo bruco verde, ormai diventato crisalide.
Quel pomeriggio estivo, infatti, bambina e papà hanno deciso di far svernare il lepidottero vicino a casa, accordandosi di trovare il modo di fare vedere alla mamma la farfalla adulta la primavera successiva, così da farle passare almeno un po’ di paura.
“Ma papà, questo leprodottero avrà pure un nome suo!”
“Lepidottero, Anita: lepidottero. Si chiama Papilio machaon.”
“È troppo complicato. Lo chiamerò Farfy.”
Alfredo sospira. Da bravo studioso ci tiene molto che ogni cosa abbia il suo giusto nome, ma si rende conto che a sette anni il complicato sistema di classificazione di Linneo è un po’ difficile. Per ora l’importante è che sua figlia impari ad amare tutte le forme di vita e non venga contagiata dalla paura della mamma.
E così, durante i mesi invernali, in casa Lepidi si moltiplicano dei bellissimi disegni di farfalle fatti da Anita. Ormai il frigorifero ne è pieno e anche il tavolino del salotto. Per Natale, inoltre, la bambina regala alla mamma un ciondolo a forma di farfalla. Nel frattempo Alfredo introduce di nascosto in casa alcune foto di ali di farfalle e fa finta di dimenticarle qui e lì: sotto al tagliere del pane in cucina, tra le riviste di cucito della moglie, sul comò in camera da letto.
Non la foto di tutto l’animale. Se Milena trovasse una foto di una farfalla intera potrebbe lanciare un urlo tale da rompere anche i vetri delle finestre. Ma, magari, forse, si spera che vedendo solo alcuni particolari – la delicatezza della membrana alare, i brillanti colori delle scaglie, i bellissimi disegni di Anita – pian piano si abitui all’idea che i lepidotteri non siano poi dei mostri.
In primavera gli sforzi di figlia e babbo si intensificano. Ormai sono mesi che Milena è circondata da farfalle. È successo tutto così gradualmente che non se ne è neppure accorta e un giorno, quando Anita le fa vedere un’immagine di una farfalla intera, si stupisce lei per prima di non scappare urlando.
“Tesoro: non avvicinarti troppo con quella foto. Mi fa un po’ impressione, ma non è poi così brutta: devo ammetterlo.”
Proprio in quel momento un urlo rompe il silenzio, ma non è la mamma è il papà!
“Anita! Porta la mamma alla finestra del salotto, presto!”
Anita prende la mano di Milena e la trascina vicino alla grande vetrata da cui si vede il retro della serra. Davanti ai vetri svolazza nientepopodimeno che Farfy, in tutto il suo splendore. Milena è incredula e, per la prima volta in vita sua, osserva una farfalla senza paura, anzi affascinata dalle rapide ali veloci, dalle antenne vibranti e dai colori che brillano sotto il sole di inizio estate. Un inconsapevole e affamato lepidottero, un marito innamorato e una bambina curiosa, sono riusciti a mostrare ad una mamma come un essere diverso, e apparentemente spaventoso, possa diventare bellissimo e affascinante quando si riesce a guardarlo senza paura. Farfy svolazza, allontanandosi verso il campo di carote.
La famiglia Lepidi si abbraccia felice. Che bella stagione che sarà questa estate!
Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.